La pandemia ha rotto tutte le nostre routine, prima con il lockdown e poi con le nuove regole di comportamento nella vita di tutti i giorni. La cancellazione di tutte le manifestazioni ciclistiche più importanti che rappresentavano occasione per qualche week-end da passare con gli amici ha fatto si che lo sguardo per qualche “zingarata” volgesse altrove.
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La voglia di vivere un’esperienza diversa, con un filo conduttore rappresentato dalla “prossimità” intesa come presa di coscienza del bello che abbiamo appena fuori dalla porta di casa, ha contribuito a concretizzare quel progetto di mini vacanza in bicicletta che fino ad ora avevo sempre rimandato.
Scegliere destinazione e mood dell’esperienza è stato quasi naturale, il 2 agosto i pro sarebbero tornati alle gare e lo avrebbero fatto alla Strade Bianche e per noi che siamo in Umbria raggiungere il senese in bici è puro godimento. Disegnare la traccia di questo bike trip con Komoot ha richiesto forse 5 minuti, non di più. Via più breve per raggiungere la Val d’Orcia, immissione nel percorso di gara per percorrere tre tra i settori sterrati più belli da pedalare e ritorno a casa attraversando la Valdichiana.
Prima di partire però c’era da fare l’acquisto più importante, le borse da bici… l’offerta Lidl però è arrivata provvidenziale e con 25 euro ho risolto il problema in scioltezza.
Su come gestire il bagaglio andrebbe scritto un trattato ma basandomi su libertà e essenzialità ho liquidato la cosa abbastanza agevolmente. Un solo completino e bucato al termine della prima tappa, infradito per il breve sprazzo di vita mondana, effetti personali ridotti all’osso ma tutto quanto sarebbe potuto servire per non farmi lasciare a piedi dalla bici.
Gruppo omogeneo, composto da quattro “veterani” del bike packing e tre esordienti totali, tra cui io. Chi fossero i veterani e chi gli esordienti era intuibile semplicemente guardando il ciondolio delle borsa sotto sella….. perchè si la cosa più odiosa è quella, non è il caldo, il vento, la sete o che altro, è la fottuta oscillazione della borsa che si genera nel pedalare. I veterani comprimono il bagaglio, sanno creare una sorta di sotto vuoto, sanno renderla praticamente dura come un sasso e la borsa diventa parte integrante della bici. Gli esoridienti invece almeno per tutto il primo giorno hanno con se una massa informe e scodinzolante che spesso sembra godere di vita propria.
Sabato 1 agosto, ore 7:30 in marcia, parola d’ordine regolarità e pazienza. Le giornate in bici saranno solamente due ma saranno dure perchè all’insegna del caldo torrido e di luoghi in cui strade all’ombra non ce ne saranno. I km scorrono abbastanza velocemente con il fresco della mattina, un problema meccanico però ci blocca per un ora ma fortuna nella sfortuna siamo proprio davanti a un’officina.
Alle 11 siamo alle porte della Val d’Orcia e pronti ad attaccare il primo settore di gara, quello di Lucignano d’Asso. Il più lungo, godibile anche con le nostre bici da strada. Abbiamo pedalato per 11 km all’interno di una cartolina. Qualche km di asfalto e poi di nuovo su sterrato lungo il settore di Pieve a Salti. Nervosissimo con molti su e giù e discese molto impegnative. Fondo veramente al limite del percorribile per una bici da strada per i tantissimi cumuli di brecciolino che per i solchi trasversali lasciati dal passaggio dei mezzi agricoli. Mi veniva da sorridere ripensando a tutti quelli che dicono che gli sterrati toscani sono meglio di molte strade asfaltate….. magari lo saranno in certi periodi ma non in questo. Alla fine comunque con un Vittoria Corsa Pro tubeless da 28 me la sono cavata. Sarebbe stato bello fermarsi a vedere il passaggio dei pro in questo settore, uno dei più fotografati in corsa, ma caldo, mancanza di ombra, BAR e BIRRIFICI lo ha reso impossibile. Intanto il passaggio di qualche macchina dell’organizzazione e l’elicottero in lontananza ci ricordano che da li a qualche ora su quelle strade si sarebbe scatenato l’inferno.
Il tutto sempre in un’atmosfera epica con la luce durissima, caldo e colori che ben si sposavano con l’asprezza del periodo. Siamo abituati a immaginarci la Toscana come un territorio dolce, accogliente e dai colori vividi, stavolta invece abbiamo conosciuto il suo aspetto più duro e selvaggio, fatto di polvere, strade che non perdonano e sole implacabile.
Fame e borracce vuote ci hanno obbligati a fermarci a Buoconvento per una pausa che si è rivelata praticamente perfetta. Da li a poco sarebbe passata la gara women e successivamente la gara pro. Quindi spuntino, birra, gelato e via verso il settore di sterrato Le Piane per vedere la colonna di polvere alzata dalla carovana e credevamo poco altro.
Scelta la postazione per fare qualche foto, rigorosamente al sole, rialzata rispetto alla strada per evitare un pò di polvere e avere un campo visivo più largo, inizia l’attesa. Le prime macchine dell’organizzazione, poi le ammiraglie e poi il fuggitivo, i contro attaccanti , il gruppo e poi gli staccati, quelli che hanno mangiato la polvere in tutti i sensi. Il tutto in non più di cinque minuti in cui ho scattato una miriade di foto, sperando in un pò di fortuna e mettendo a repentaglio il sensore della mia Ricoh. Cinque minuti che sono sembrati un eternità per le mille riflessioni fatte vedendo quei ragazzi pedalare in condizioni estreme, cercando nel frattempo di cogliere qualche volto noto e mangiandomi il fegato perchè causa Covid la possibilità di seguire la corsa nell’ammiraglia EF era saltata. Perchè uno dei progetti 2020 era proprio quello, e si che allora sarebbe stata una bomba vera, per una volta avrei avuto la possibilità di giocarmela ad armi pari, quasi, con i pro, quelli con la reflex al seguito della corsa 🙂 Ma va be’ questa è un altra storia….
Passata la macchina del fine corsa si riparte per gli ultimi 30 km, percorrendo in senso contrario il tracciato di gara. Dopo la prima pedalata ci siamo resi conto, per l’ennesima volta, che rispetto ai pro facciamo totalmente un altro sport.
Acqua tremendamente calda nelle borracce, sole e caldo insopportabili hanno reso quest’ultimo tratto un mezzo inferno, ma la vista dell’hotel, la birra gelata e il bagno in piscina hanno fatto dimenticare in fretta quell’ora tremenda, forse la peggiore che ho mai trascorso in bici.
Dopo cena inizia una delle fasi più “importanti”, prendere sonno lottando contro la stanchezza estrema in un letto non tuo per recuperare meglio possibile e godersi la giornata successiva. Sembra una banalità ma non lo è, soprattutto per chi come me nelle gambe non ha troppi chilometri e soprattutto non ha l’abitudine a fare giri con chilometraggi importanti in successione. E’ inutile nascondersi dietro un dito, abitudine a stare in sella e allenamento servono anche per una vacanza, ma non per andare forte, servono per rendere tutto godibile e divertente. Il rischio di trasformare un’esperienza indimenticabile in una disastrosa è dietro l’angolo ed è sempre bene tenerlo presente.
La mattina dopo si riparte in tutta tranquillità con destinazione casa. Ci aspetta un percorso un po più facile se non altro per l’assenza di sterrati ma con un caldo che forse sarà peggiore di quello del sabato. Pedaliamo su strade con traffico quasi totalmente assente e costantemente con borracce piene di acqua caldissima. Il mood della giornata sarà quello dei gavettoni più che del ciclismo. Ogni fontanella fino a casa si trasforma magicamente in Aquafan e forse questa è stata la ciliegina sulla torta, un bel ricordo che completa due giornate veramente fantastiche.
Queste le due attività su Strava 🙂